venerdì 1 settembre 2017

CULTO E DEMONIZZAZIONE DELL'ORIENTE NELLA CONTEMPORANEITÀ






di Alfio Pegaso 



       Di contro ad alcune considerazioni fornite da altri (che non ho il permesso di citare) sul preteso mito di massa riguardante l'India e l'Oriente, trasformatosi poi nel suo opposto, sono intervenuto in una multi-email che non mi riguardava per la verità.  Forse a sproposito, ora me ne avvedo (questa volta lo dico per prevenzione); siccome altre volte sono stato accusato di far ciò, evidentemente è un mio difetto, chiedo venia.


       Diversamente da come ci si possa immaginare da parte delle generazioni post-sessantottine, l'India 'psichedelica' non è mai esistita, come ho potuto appurare di persona all'inizio degli Anni '70.  Coloro che usavano droghe - sia pure assai limitatamente - si fermavano a Kabul e non andavano oltre, è accaduto ad esempio ad alcuni di mia conoscenza.  Gli alberghi afghani erano pieni di americani ed americane che si <facevano> e se uno non <si faceva> come loro costoro chiedevano: -Sei cattolico?-  In quanto all'India c'era qualcuno, con interessi <politici>, che vi era giunto in qualche modo ma disorientato vagava per le stazioni chiedendosi cosa fosse andato a fare da quelle parti.  Il fenomeno hippie era limitato a Goa, dove peraltro non sono mai stato, in quanto non di mio interesse al momento.  In seguito mi sono mangiato le mani, per non esservi passato: avevo già il biglietto, ma non volevo perdermi l'aereo di ritorno da Delhi.  I ragazzi e le ragazze che ho incontrato, a parte certe eccezioni, avevano un vivo interesse per la vita del villaggio: ricordo che lo slogan era quello del ritorno al proprio 'villaggio dell'infanzia' di un'Italia ancora rurale, quale era stata quella degli Anni '50 (il decennio della nostra nascita).  La <massa vociante> (le parole fra virgolette provengono dalla citata e-mail), che tra l'altro era pur sempre una minoranza, specialmente quella vagamente 'politicizzata' (la maggior parte non s'interessava attivamente di politica e seguiva 'Canzonissima'), ricordo che in un concerto di musica pop a Roma domandava rock e non musica indiana; la quale veniva regolarmente fischiata, a tal punto da costringerla a chiudere.  Oppure era in pratica impossibile ascoltarla.  Non sono stati i Beatles a lanciare la moda orientale nella musica, credo, come si vocifera in genere (il triplo disco di G.Harrison con My Sweet Lord è del 1971), ma gli Incredible String Band (un complesso da pub) nella prima metà degli Anni Sessanta o poco dopo.  Hanno cominciato con Chinese White nel primo album e poi hanno proseguito con Maya nel quarto.  I Beatles si sono rifatti all'humus culturale della madrepatria, dove già era dilagato l'interesse per l'Oriente ed in particolare l'India attraverso i libri promossi dalla Golden Dawn, tipo LA VOCE SUL SENTIERO (The Illuminated Way) di M.Collins.  Insieme a quelli di William Atkinson alias Yogi Ramakaracha, che invece hanno altra matrice.  Anche la New Age (americanizzante) penso abbia preso le mosse da lì, più tardi però.  Io stesso sono partito da Atkinson, prima di conoscere Evola e Guénon, studiando le tecniche di respirazione per curarmi il raffreddore cronico, che la medicina ufficiale non riusciva a curarmi.  Poi ho studiato 'Medicina e Chirurgia' e ho capito perché.  Ricordo l'allucinante lettura del testo di Biochimica (Vol.2) del prof.Lenti, il quale dichiarava che il riso integrale non solo non era digeribile, ma non era neanche "buono" da mangiare.  Giudizio altamente scientifico!  In quegli anni d'altronde era divenuta di moda anche la Macrobiotica, che faceva capo tuttavia al Giappone e al Buddhismo Zen, cioè ad un taoismo riciclato in chiave buddhista (Ch'an)  Naturalmente questa ideologia culinaria (che io personalmente ho continuato ad apprezzare, anche se poi si è trasformata nella cura per i prodotti biologici, carisssimi, mentre quelli macrobiotici costavano meno degli altri normali) si è associata inevitabilmente, dati i tempi, al mito del Buon Selvaggio; che non è nato con le comuni hippie, i drogati ecc., bensì con il Thoreau di Walden.  A sua volta, un riciclo di idee rousseauiane, rivedute in chiave pratica di vita nei boschi.  Nel Settecento era cominciata la moda dei giardini esotici e Rousseau aveva criticato questo modo di alterare la natura propria dell'Occidente.  Non perché fosse anti-orientalista o anti-africanista, ma per il fatto di essere un <naturista> ante litteram.  Quasi, almeno, anche se non proprio.  Del resto, quale confusione mentale abbia generato l'impatto coll'Oriente di quegli anni (in anni precedenti vi era stato interesse per lo Yoga ecc., seppur in chiave maggiormente dotta, mi ha spiegato una volta in vendemmia la figlia d'una vecchia signora di alto ceto borghese) è dimostrato dalla pretesa, alle Molinette, di cercare i cakra attraverso un'indagine fisiologica ed anatomica, non sapendo che si trattava di fisiologia occulta.  La moda del Tantrismo, a sentir Evola, è stato lui a lanciarla di contro al matriarcalismo romanesco del Fascismo.  Certamente dopo le letture di Arthur Avalon alias John Woodroffe.  Si vede da tutto ciò come l'Inghilterra colonialista abbia avuto una parte importante nel lancio delle mode.  Ma succede ancor oggi.  La continua citazione di Orwell che si fa attualmente in certi ambienti anti-complottisti, un tempo la faceva persino IL CORRIERE DELLA SERA quantunque limitatamente ad Animals' Farm per evidenti scopi politici, ha radici eguali.  Orwell era figlio d'un funzionario dell'Impero Britannico e Nighteen and Fourty-Four non sarebbe mai nato altrimenti.  L'idea dell'Australasia ovvero dell'aggregazione di vari popoli sotto un'unica bandiera era probabilmente, prima che un intento del New Rose Order, un'esplicita pratica politica dell'Impero di Sua Maestà la Regina.  Un'idea che distorceva quella merovingica di Sacro Romano Impero, ripresa poi in maniera più confusa dagli Hohenstaufen da una parte e dagli Stuart dall'altra.  Lo scopo in quel caso non era il Potere fine a sé stesso in senso elittario-calvinista, ma piuttosto un Potere che facesse <servizio> al Popolo in senso universalista: un ibrido per metà davidiano-nazareo, per metà cattolico-romano.  La suddivisione e sotto certi aspetti pure la contrapposizione fra la Massoneria Scozzese (newtoniana) e Massoneria Inglese (elisabettiano-baconiana, per quanto Bacone sia morto un secolo prima) è tutta qui.  Sebbene, a contrapporle, ci fosse la supervisione dei Rosacroce: Newton era un imperator della confraternita legittima, Bacone di quella illegittima.
       Aggiungo ancora un'ultima cosa, sulle cineserìe.  L'arte occidentale (io sono laureato a Ca' Foscari con tesi di Storia dell'Arte dell'India e dell'Asia Centrale), essendo d'origine vicino orientale prima e greco-romana poi, è sempre stata in parte ieratica ed in parte estetizzante.  L'arte cristiana ha subito influssi orientali nel Medioevo, come ben ha dimostrato a suo tempo J.Baltrušaltis, giungendo a compimento col Rinascimento.  Il Barocco e il Neo-classicismo sono soltanto epigoni.  A quel punto, mentre il Neo-classicismo è continuato fuori del Nostro Paese (penso alla fortuna del Canova in Russia, tanto che l'Hermitage è praticamente una sua mostra perenne a San Pietroburgo), si è diffusa in Europa tramite i viaggi coloniali la moda del Lontano Oriente.  Questa moda era cominciata in realtà già ai tempi di Alessandro, quanto si teorizzava sul 'Paradiso delle Donne' (tra l'altro in tempi pre-cristiani, va sottolineato) ed era continuata sino ai tempi romani e poi romano-cristiani.  Persino in Israele vi è stato dopo la deportazione babilonese un flusso verso il Kashmir, che si dice abbia influenzato la stessa vita di Gesù negli anni fra il 13° e il 29°, ossia quelli dei quali non trattano i Vangeli.  Qualcuno aggiunge lo stesso Mosé (che in realtà apparteneva probabilmente alla seconda metà del I mill. a.C.), se non è scomparso durante l'Esodo dall'Egitto.  Vi è chi interpreta questi fatti, o supposizioni che dir si voglia, in relazione all'intento britannico-imperiale di cristianizzare l'India, ma non è detto che sia proprio così.  In relazione almeno a Gesù, non a Mosé, che è precedente di quasi un millennio all'avvio in Kashmir degli ebrei liberati da Babilonia: la cd. tribù degli Yadu.  Interessante il fatto che in India esistesse già la tribù degli Yadava, da cui proveniva Krishna; la cui dimora era ubicata nelle Isole Dvarakà, fra l'India e il Golfo Persico.  Va del resto ricordato che l'India era già stata cristianizzata, almeno il Malabar, dall'apostolo Tommaso.  E che i Portoghesi, cristianisti, si meravigliarono alquanto di trovarlo già insediato al loro arrivo in terra indiana.  Non sapendo bene da chi.  Essi sono stati i primi colonizzatori dell'Oriente, avendo anticipato sia i Francesi che gl'Inglesi.  Quindi, in tempi post-rivoluzionari (napoleonici), soprattutto in Francia, subito dopo la moda neo-classica perdurata sino al Congresso di Vienna (checché se ne dica), è ricominciata la moda dell'Oriente in chiave estremo-orientale.  Le stampe giapponesi giunte per nave tramite i commerci, si sa, han fatto scuola.  Ma non si tratta solo d'un romanticismo deteriore, che pur mutando campo, ha perseguito gli stessi scopi dell'Illuminismo.  Probabilmente ci fu anche questo, ma simultaneamente - ho cercato di sviluppare codesta tematica in un articolo su Evola appoggiatomi nella pubblicazone (indipendentemente dal contenuto) dal dott. Albrile, seppur finito poi in un mio blog a causa dell'eccessiva lunghezza delle pagine - ci fu l'ennesimo tentativo di risacralizzare quegli angoli di paradiso che l'industrializzazione aveva lasciato miracolosamente intatti.  Si pensi al meraviglioso quadro finale finale di C. Monet sulle ninfee (realizzato dal grande pittore poco prima della morte) dove i fiori e l'acqua si confondono coi riflessi di luce ed il cielo; oppure ai soli trionfanti dei divisionisti, benché interpretati erroneamente quali 'Soli dell'Avvenire', in senso ovviamente utopico-socialisteggiante.  No, erano il frutto indiretto delle visioni naturali in apparenza, ma sovrannaturali (cioè paradisiache) nella sostanza, dei Taoisti.  Il Paradiso come fonte di Giustizia o dell'Amore, sebbene nella mentalità cinese prevalesse l'idea di Longevità quale giusto modo d'atteggiarsi di fronte alla Natura-madre.  Per la precedente istanza, vedi le coppie innamorate di Segantini nell'angelico dipinto Alle fonti della vita.  Insomma, l'Ottocento della Massoneria e della Carboneria corrotte cercava di reintrodurre dalla finestra ciò che aveva buttato dalla porta: l'arte classica e quella cristiana.  Salvo un recupero di queste pure nel Novecento, dalla pittura metafisica di De Chirico al neo-cristianesimo fiabistico di Rabuzin  & Co.  La pittura knaive è l'ultima fase dell'arte sacra prima dello scioglimento nel new-dadaismo di ogni velleità anti-materialistica.  Nonostante Evola c'insegni che anche nell'arte dada, da lui pionieristicamente sostenuta, celavansi scopi tutt'altro che materialistici.  La diluzione dei colori e delle forme richiamava cioè all'informale, non solamente all'informe.  Certo, vi erano pure le istanze nettamente contrarie, alle quali si richamava nelle sue disamine il tradizionalista H. Sedlmayr (forse addirittura in maggioranza rispetto alle altre), che hanno creato un'arte dozzinale; benché il volgo, Alberto Sordi alla Mostra di Venezia in un noto film insegnando a questo proposito, le abbia invero sempre rigettate.  Come fanno gli animali, spontaneamente e senza studio, di fronte ad un cibo insano.
       Tra l'altro, a dimostrazione di quanto detto sopra, L'idillio del Loto Bianco della Collins è del 1890.  Il recupero dell'arte indiana è avvenuto di preciso nel Terzo Romanticismo (fra la Fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento), dopo il recupero dell'arte cinese e di quella nipponica.  L'arte astratta è quasi una volgarizzazione degli Yantra e la poetica dadaista ed ermetica, mi pare di poter dire, una variazione sui Mantra indiani e gli Haiku giapponesi.
       Non solamente l'arte occidentale è impregnata d'orientalismo: anche il pensiero, religioso e filosofico, sin dall'Antichità.  E se poi vogliamo andare alla scienza, alla matematica, alla medicina, all'economia e alla tecnologia bisogna rammentare che senza i numeri indiani, attraverso la mediazione araba, non ci sarebbe stato neppure l'Occidente moderno, che tramite le ruberie coloniali ha finanziato le proprie rivoluzioni borghesi (parola di storiografi, quali G.Lefebvre).  Cosa sarebbero le scienze occidentali senza quei numeri, senza lo Zero matematico?  Non esisterebbero neppure l'Economia, le Borse, la tecnologia sofisticata che abbiamo sviluppato in vari campi industriali.  La Medicina indiana non era unicamente l'Ayurveda, che può far scuola ancor oggi a chi la sa intendere appropriatamente (Dosha ecc.), ma - oltre a delucidare in modo dovuto certe pratiche alchemiche segrete, che in Europa diversamente hanno prodotto esclusivi avvelenamenti - veniva affiancata da una Chirurgia ed una Microchirurgia con pratica anestetica altrove sconosciuta e totalmente all'avanguardia.  Solo la Medicina egizia, peraltro sfruttata dai Terapeuti Esseni (i 'miracoli' di Gesù - a mio giudizio esseno a tutto spiano, quantunque lo si voglia negare per poterlo occidentalizzare - rientrano quasi tutti, 'resuscitazione' di Lazzaro a parte, in tale casistica generale), le può stare alla pari.  Forse nemmeno.
       Purtroppo ci sono anche gli aspetti negativi di tale supremazia culturale: gli aerei, di marca anglo-americana e poi tedesca paiono originare da studi condotti in segreto dopo la scoperta dei Vimana indiani a Fine Ottocento.  Vi è addirittura chi pensa, con buona ragione credo ormai, che gli ufo anglo-amercani appartengano alla medesima tecnologia nascosta che oltre ai normali studi areonautici, oggi posti alla portata di tutti, ha creato speciali macchine anti-gravitazionali modellate sui Vimana ed i loro motori a mercurio, probabilmente riadattati alle conoscenze attuali.  Le strane storie sulle guerre atomiche del passato, che tempo fa credevo delle superballe galattiche, a leggere certi passi del Mahabharata, le quali parrebbero profanare la sapienza indiana con denominazioni richiamantisi alla super-arma di Indra e così via, sembrano vere.  Soprattutto l'agghiacciante descrizione della gente che piglia fuoco o degli uccelli che fuggono urlando atterriti di fronte ad un'onda  malefica che li ha colpiti, sorta da un fungo spuntato improvvisamente nel cielo...   Immagini troppo crude, ed oggi chiaramente interpretabili pensando ad Hiroshima e Nagasaki, per poterle relegare nel mondo della letteratura fantastica.  D'altro canto, fenomeni quali lo tzunami o le nubi piroplastiche sono chiaramente rintracciabili nelle descrizioni naturalistiche del passato, seppure condite di metafore letterarie tipo "oscure nuvole che correvano come mandrie d'elefanti e bruciavano tutto quel che incontravano sulla loro via".  L'India e l'Oriente sono il passato dell'uomo che ritorna a farci visita.  Noi, come i Greci di Platone, saremmo stati considerati "bambini" dai sacerdoti dei templi egizi od indiani.  L'India del Sud ha i templi a forma di vimana e dicono che persino Putin abbia di nascosto fatto visita in Afghanistan ad un vimana caduto anticamente. 

P.S.Forse c'è un motivo per cui, con mia grande soprpresa, da tempo strani soggetti fanno visita al mio blog ALLE PENDICI DEL MONTE MERU (in questo medesimo multiblog) alzando notevolmente il numero dei visitatori (adesso meno di prima, ma la cosa prosegue).  Non so cosa cerchino realmente, qualcuno ha persino hackerato il mio libro in divenire IL RE PESCATORE E IL PESCE D'ORO, che parla della vera storia dell'Uomo dal P.T. in poi.



Illustrazioni


Fig.1- Claude Monet, Autoritratto (1860)

Fig.2-  Idem, Riflessi delle nubi sullo stagno di ninfee (c.1920)