mercoledì 27 dicembre 2017

A COME ANIMA:




 il mondo visto dalla parte degli animali

di Alfio Pegaso


       Cos’è l’Anima?  Una caratteristica soltanto umana?  Allora perché chiamiamo le bestie animali, cioè dotati di anima?  Di chi è disumano diciamo che ha una pietra al posto del cuore, non che è un’animale.  L’epiteto di “bestia” se attribuito all’uomo si riferisce d’altronde più alla sensualità e alla mancanza di tatto che non alla disumanità.  Però gli antichi pensavano che anche le pietre e tutto il mondo minerale partecipassero alla vita universale, seppure non dotati di anima.  Riprendo qui due commenti, rivendendoli ed ampliandoli, postati su Indymedia rispettivamente il 20 luglio ed il 1 agosto 2005 in risposta al post d’un certo “Animale (umano)”, che rifacendosi ad Ovidio poneva in evidenza il non diritto degli uomini di cibarsi di cibi animali o di privarli delle loro pellicce per i propri scopi.


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       Secondo gli antichi sapienti il mondo aveva una doppia dimensione, microcosmica e macrocosmica.  Per cui anche l’Anima assumeva questo doppio aspetto, individuale e cosmico.  In tal senso, naturalmente, intendo quel che i Greci denominavano ‘Psiche’.  Il termine psyché era connesso al vr. psýchô (‘soffiare’), poiché il respiro è la caratteristica principale degli esseri animati.  Ed è questo che ha sempre turbato l’essere umano fin dai tempi preistorici vedendo morire un animale od un altro essere umano, indipendentemente da tutto il resto, il mistero cioè di quel respiro che pian piano si dileguava dal corpo.  Prima che il corpo divenisse rigido e duro e si trasformasse in una carcassa maleodorante dagli occhi vitrei.  Per questo gli occhi sono stati indicati quale specchio dell’anima, poiché non appena viene a mancare il respiro essi perdono il loro splendore.  Negli animali superiori come nell’uomo la luminosità degli occhi è la stessa, come tutti constatiamo nel guardare quelli degli animali domestici.  Anche se normalmente non facciamo caso a tale semplice evidenza, che ci arrecherebbe un gran senso di colpa.

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       Vi sono anzi animali come i conigli e le lepri che hanno occhi bellissimi, tanto che siamo soliti paragonarli a quelli delle belle ragazze.  Eppure non vi sono animali in genere tanto maltrattati come questi.   Ho potuto personalmente verificare che i conigli quando sono in gabbia hanno una natura totalmente diversa da quella che assumono quando vengono liberati e possono scorazzare in un cortile ampio.  Oppure nei parchi, come in Svezia.  In natura le lepri sono ancora più eleganti, nonostante la loro natura selvatica.  Come le belle ragazze amano la libertà.  Non resistono in gabbia per molto tempo, si lasciano morire.  Gli animali hanno sentimenti simili a quelli degli esseri umani, differentemente da quel che pensava quello sciocco di Cartesio, che attribuiva loro solamente istinti in senso meccanico.  Gli animali non sono dotati esclusivamente d’istinto, cioè di subconscio, hanno anche una coscienza di sé.  Per quanto la loro coscienza sia qualitativamente inferiore alla nostra, il loro ego non è minore quantitativamente; anzi forse maggiore, poiché hanno conservato certe prerogative psichiche che l’uomo civilizzato ha perduto.  Ad es. la precognizione o la telepatia.

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      Gli animali percepiscono i pericoli molto spesso in questo modo.  In caso di disastri naturali possono avvertirci di ciò che sta per accadere.  I cani abbaiano prima dei terremoti, forse perché hanno un udito molto fine ed avvertono gl’infrasuoni.  Ma non si tratta solamente di fattori fisici.  Tempo fa mi morì una coniglietta che amavo molto, Lakshmi.  Era molto carina e ancora giovane, un anno e mezzo di età circa.  S’è ammalata riempiendosi di croste e non sono riuscito a salvarla.  Non potevo starle vicino poiché abitavo al Lido di Venezia in ragione degli studi universitari.  Ebbene, mi sono messo in contatto con lei da Venezia, io dispongo di questo tipo di sensibilità e ho sentito che moriva.  Sapevo persino dove mia madre l’avevo depositata dopo il trapasso e proprio là sono andato a cercarla quando sono tornato in Piemonte da Venezia a tarda notte.  Gli animali sanno sempre cosa noi intendiamo fare con loro, se ci conoscono; sono molto attenti ai segni esteriori del nostro comportamento, poiché il loro si basa su questi atteggiamenti reciproci imitati ad infinitum.  Codeste disposizioni naturali hanno fatto credere certe persone prevenute che avessero comportamenti stereotipati.  Anche noi li abbiamo, ma disponiamo pure del libero arbitrio.  Loro pure, sebbene in misura minore rispetto a noi.   

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      A causa della loro indubbia inferiorità psichica hanno subito vessazioni a non finire da parte dell’essere umano.  Sul piano spirituale gli animali non sono inferiori  a noi.  Ogni essere che esiste vivendo entra in un ciclo fatto di nascite e di morti periodiche.  Quando noi priviamo gli animali del piacere di vivere interrompiamo il loro ciclo vitale brutalmente e succede ad essi quel che capita agli esseri umani quando vengono violentemente uccisi da uomini od animali.  Ossia la psiche, che al momento tende a scindersi in due parti, l’una attaccata allo spirito e l’altra al corpo, non riesce a scomporsi per la sofferenza.  E rimane a vagare nel luogo dell’uccisione.  Provate ad andare presso un mattatoio e a parte gli orrori che percepirete in varie forme se avete un po’ di sensibilità non troppo atrofizzatasi nella vita quotidiana percepirete questa sofferenza a livello cosmico.  Ricordate Dersù, quel piccolo cacciatore siberiano ritratto anni fa in uno splendido film da Akira Krosawa?  Aveva timore del fantasma della tigre.  Giacché il corpo sottile continua a vagare sul luogo della morte visitando il corpo in decomposizione, mentre la parte elevata dell’anima lascia la Terra e se ne va collo Spirito.  Tanto per l’uomo come per gli animali.  Qualora il corpo venga a mancare, perché divorato od altro, la desolazione è ancora maggiore.

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      Anche lo Spirito è stato concepito anticamente in relazione al respiro, al soffio: era chiamato Atem in tedesco, Âtmâ in sanscrito.  Seppure in un senso più elevato di quello psichico.  Tutto è Spirito nell’Universo, poiché il mondo appunto è rivolto all’Uno (Uni-versus).  Il che è come dire all’Esistenza, all’Essere in senso ontologico.  Ogni cosa pertanto è viva, come credevano i Paleosiberiani.  Vale a dire, esiste.  Esistendo discende nel mondo e partecipando all’Ordine Cosmico (questo significa letteralmente mundus in latino) si manifesta a livello fenomenico.  Il che vale dunque tanto per gli esseri umani, come per gli altri animali; ma pure per le rocce, le acque e tutto il resto.  Persino le stelle soggiacciono a questi cambiamenti periodici.  Alcuni carmi profetici nordici difatti celebrano il passaggio della vita universale attraverso i vari stadi minerali ed animali: fui acqua di fonte, poi albero svettante, indi pesce e marmotta, lupo e cavallo prima di assumere forma umana.  O qualcosa del genere.  Non è un concetto evolutivo in embrione, ante litteram, ma un’ovvia constatazione dell’universalità dello Spirito, nella sua capacità d’assumere le forme più varie, secondo uno schema circolare e non rettilineo.  La cosiddetta ‘reincarnazione’ è un’idea falsa degli Occidentali.  Il termine sanscrito corretto è punar-janm  (lett. again-birth), in greco palin-ghénesis.  In quanto non è l’io che si reincarna, ma lo Spirito, il quale a mo’ di seme ricrea il frutto.  La scorza simbolicamente è stata paragonata dagli antichi padri cristiani e dai sapienti islamici al Corpo, il frutto all’Anima e il seme allo Spirito.  Per cui la morte altro non è che un passaggio da uno stadio all’altro.  Proprio per questo, poiché la vita appartiene all’Essenza Universale – ciò che in un’ottica antropomorfica definiamo ‘Dio’ (lett. ‘Cielo, Luce’) in contrapposizione al Mondo Fenomenico, di per sé un’emanazione dello Spirito nel doppio livello psichico (invisibile) e corporale (visibile) – è sacra e dobbiamo rispettarla in ogni sua manifestazione.  Giacché trascende l’aspetto puramente materiale ed individuale. 

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      Gli uomini preistorici concepivano un ‘Signore degli Animali’ cui si rivolgevano tutti gli animali, uomo compreso, onde ottenere giustizia dopo la morte.  Il ‘Signore’ che oggi tutti i credenti di ogni religione venerano non è che una trasformazione particolare di quell’ancestrale divinità.  Se qualcuno si comportava male verso un dato animale o una data specie si pensava che la Divinità allontanasse gli animali dagli uomini fino a che non si fosse provveduto a cambiar le cose.  Era concesso utilizzar le carni e le pelli degli animali, poiché tutta la vita cosmica rientrava nel Sacrificio Universale dell’Uno che creava la molteplicità degli enti autosacrificando Sé medesimo;  ma con discrezione, non dimenticando il senso vero del Sacrificio.  L’animale così adempiva al modo degli uomini ad un ruolo sacrificale che lo conduceva a rinascere in forma migliore, fino al compimento supremo del ritorno finale alla Divinità donde tutti proveniamo.  Il ritorno non necessariamente doveva passare per la forma umana.  L’Orso che veniva dagli Ainu prima allattato con cura materna e poi torturato indicibilmente per farlo soffrire al massimo, non meno del Cristo cattolico accedeva direttamente all’Uno.  Per lui non c’era ritorno, poiché seppure indirettamente aveva patito quel senso di privazione dell’ego che porta l’essere vivente alle soglie dell’Assoluto.

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      Occorre specificare tuttavia che nemmeno la cultura venatoria o pastorale di quei lontani tempi costituiva il rapporto originario fra l’uomo e gli animali. La condizione primeva era quella che i miti e le leggende dell’intero globo ci descrivono in relazione all’Eden.  Nel Paradiso Terrestre l’Uomo era vegetariano, non si cibava di animali, non si vestita di pelli.  Come ricordano Tertulliano ed altri, andava nudo e ignaro della propria nudità, superando le fiere per intelligenza ma senza approfittare di tale naturale disposizione.  Anzi utilizzandola come dono celeste per determinare un equilibrio fra le specie.  Vivendo una vita arboricola in mezzo a loro, faceva sì che il lupo non vessasse l’agnello.  In altre parole, impediva che la vita biologica sopravanzasse quella psichica e spirituale.  La felicità di quella mitica contrada dipendeva esattamente dalla capacità d’intendere la presenza dell’Uno sotto i vari travestimenti esistenziali.  In certo senso possiamo dire che l’Uomo (Adamo per gli ebrei, Manu per gl’indù) adorava sé stesso, concependo nel proprio cuore l’Unità dell’Esistenza.  Non per nulla in molte tradizioni il Primo Dio è chiamato Eros.  Gli orfici lo definivano per questo il ‘Primo Nato’.  Anche per gl’indiani Kama, il Signore del Desiderio, era la prima manifestazione di Brahma.  Nella ‘Commedia’ dantesca riecheggia la presenza di tale vetusto nume, essendo tutto il poema del poeta fiorentino una dedica alla leggiadra Beatrice.  L’Amore è la radice dell’esistenza.  Soltanto con l’Amore profondamente vissuto possiamo infatti realizzare interiormente quel senso di unione che permea totalmente la Vita Universale. 

 
      Adesso scendiamo terra a terra.  Da bambino ero vegetariano per scelta naturale, piangevo ogniqualvolta mi davano da mangiare della carne.  Forse perché ero nato nel giorno della benedizione degli animali, insomma quella data tanto cara ai patiti del segreto di Rennes-le Château.  Si sa che Sant’Antonio riproponeva in veste cattolica la figura di Mago Merlino, il vecchio ‘Signore degli Animali’ del mondo celtico.  Poi, ogni tanto mi sono messo a mangiare carni bianche.  E anche ultimamente, complice la mia bella moglie carnivora (da buona discendente dei signori della steppa asiatica mangia persino i cavalli, io invece scrivo poesie per descrivere come li maltrattano nel mondo post-capitalista), mi lascio andare a qualche strappo alla regola coi pesci in scatola. A parte i tonni, che evito, nonostante siano buonissimi. Troppo sangue si versa per ucciderli.  I giapponesi, essendone assai golosi, vengono a prenderli nel nostri mari e li tagliano persino vivi con le seghe elettriche.  Spaventoso!  

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      Credo che la cosa migliore in fatto d’alimentazione, onestamente parlando, sia come han fatto due miei amici. Lei vegetariana, lui carnivoro. Dopo un certo periodo di vita assieme anche il marito ha deciso di non mangiar più carne, salvo qualche strappo alla regola.  Delle due belle figlie, quella che assomigliava alla madre era carnivora e quella che assomigliava al padre vegetariana. Pareva uno scherzo della natura.  Poi son diventati entrambi vegetariani e le figlie pure.  E questo è il tipo di cambiamento migliore e duraturo, poiché essendo avvenuto a poco a poco risulta irreversibile.  Purtroppo in seguito lei è morta prematutramente, ma non c'entra nulla la dieta.  Chi non è vegetariano comunque non entrerà nel Paradiso Terrestre prossimo venturo, fra circa 10 anni…  La liberazione dalle guerre e dalla violenza non giungerà per lui.  Non soffrono solo gl'iracheni e i prigionieri di Abu Ghraib o di Guantanamo, od i poveri siriani.  Soffrono pure i ratti, che scappano urlanti quando cascano le bombe, soffre il bestiame che vede fuoco e fiamme piovere dal cielo o che è colpito dagli spari. Per loro lo sparo è sempre fuoco nemico. Non c'è fuoco amico. In più, quando le guerre finiscono ed i soldati rimasti vivi tornano paghi alle loro case, nei loro confronti la guerra non finisce mai. Sono sempre oggetto di torture, vessazioni, abusi, maltrattamenti vari.  Quando non sono violentemente uccisi, spesso senza neanche le giuste precauzioni, o addirittura subiscono qualcosa d’inimmaginabile.  Tipo quello che succede ai poveri tassi in Afghanistan nel filmato propostoci in Blogs.it (prima che lo chiudessero nel 2015) da parte di Silvia, la fascinosa “Regina di Zoccolandia”.  Un tempo le violenze erano dirette solamente verso gli animali domestici. Oggi, purtroppo, tutte le bestie della terra e dell'aria sono soggette ad esse.  Persino i naturalisti talora li vessano con la scusa di studiare le loro abitudini comportamentali

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      Gli animali sono i nostri fratelli e le nostre sorelle, hanno diritto al rispetto in tutte le forme, esattamente come gli esseri umani. Non è delirio, è verità. Poi ciascuno faccia come crede, ma la realtà vera è questa.  Tutte le religioni c'insegnano che in principio vigeva un regime vegetariano. Se dunque la storia che Adamo ed Eva vivevano dei frutti del Giardino è confermata da altri testi oltre a quelli biblici (notare che l’ex-cardinale Raztinger, come tutti gli esponenti del popolo germanico in bene od in male, serbava viva ancora nella propria memoria il ricordo nostalgico dell’Asgarten, il Giardino degli Asi ovvero il Paradiso Polare ove gli Asi non tramontavano mai), la Terra ciclicamente rinnovata dovrebbe diventare presto nuovamente un giardino rifiorito.  In vista di ciò, come si fa a permettere ad es. quel che si fa alle povere foche dell'Artico? Il fatto che loro si cibino di pesci non ci giustifica per nulla.  Si può comprendere fino ad un certo punto, ma non oltre, chi usa la carne ma non chi ne abusa.  Purtroppo a tal riguardo è oltremodo complice la Medicina occidentale contemporanea, che prescrive inutili diete a base proteica, quando invece è stato dimostrato dal Nobel L.Kervran tempo fa che il corpo ha la capacità di fabbricare gli aminoacidi dei quali manca qualora si abitui gradualmente – e sottolineo il termine – a non disporne.  Come fanno appunto gli erbivori.  Insegnava giustamente l'ormai desueta Macrobiotica, ma il principio resta valido ancora, che la dentatura umana è tale da dimostrare che l'uomo si è sempre cibato principalmente di vegetali.  I medici non conoscono in genere un fico secco di Dietologia.  Non sostengono esami in proposito e se lo fanno sono del genere di Scienza dell’Alimentazione.  Quando facevo 'Medicina & Ch.' questo esame e altri due ( Biochimica, Oncologia Sperimentale ) mi convinsero ad abbandonare il campo per disperazione.  Chi vuole diventare una persona profonda e vuole stare in salute più di altri, si faccia vegetariano.  Seppure con criterio, con molto riguardo per la propria salute ma senza patetici isterismi. Le anime degli animali, al pari delle nostre, non muoiono definitivamente.


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      Tempo fa Speciale Voyager trasmise un servizio sull’immediato post-mortem.  O meglio su quello che accade in noi in vista d’un possibile decesso.  Si parlava di esperienze interiori di carattere luminoso.  Anch'io nel mio piccolo ho avuto quell'esperienza di Luce quand'ero in coma all'ospedale di Teheran anni fa ed assicuro che è proprio così per tutti, come taluni hanno descritto.  L’esperienza s’è ripetuta altre volte che sono andato vicino alla morte.  Per mia disgrazia mi è capitato di andare in coma più volte.  Siccome ho anche sperimentato le tecniche di meditazione trascendentale indiane, non potrei dirvelo ma lo dico, aggiungo che esse portano agli stessi risultati. Solamente che gl'iniziati lo fanno a piacere, quantunque non sempre le ciambelle riescano col buco; i mistici vi riescono a caso di quando in quando e, le persone normali, esclusivamente quando vanno in coma.  La morte però è quella per chiunque, animali compresi, il passaggio al Regno dell’Invisibile avviene psichicamente.  Là si sceglie colla mente se addentrarci nel mondo dello Spirito Santo, che é l'Assoluto, cioè la Luce Infinita (descritta dagli Aztechi come <fuoco che non brucia>) oppure tornare quaggiù in forme viventi: vegetali, animali od umane. Per questo dobbiamo essere solidali non solo con uomini e donne, anche con le altre forme di vita.  Tutte le forme sono in sé immortali, tuttavia soffrono e godono più o meno come noi.  La formica se vede il dito scappa, teme che la uccidiate.  Il lumacone si rotola quando è in fin di vita come gli animali superiori.  Se lo salvate dai guai nei quali s’è involontariamente cacciato riprende a vivere e a respirare contento. L'animale è Dio, l'animale è nel più profondo di sé noi stessi.  Avevano più ragione gli Egizi degli Ebrei, gli Egizi erano dei mezzi Indiani.  La Chiesa Cristiana ha ereditato nella sua dottrina certi difetti appartenenti alla religione giudaica.

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      Dobbiamo rispettare tutte le forme che la vita assume, dato che al di là delle parole la vita siamo noi; perciò siamo noi che in realtà assumiamo i vari aspetti vitali, senza soluzione di continuità, nostro malgrado. Chi maltratta le bestie, dal satanista vero e proprio al rozzo uomo comune, si comporta da sciocco poiché dimostra di non aver rispetto per la sua stessa persona.  Invece chi rispetta gli animali non è per ciò stesso un uomo comune e dimostra d’esser affine per temperamento e volontà a suo padre Adamo, cioè all’Uomo per eccellenza, creato da Dio a propria immagine.  Nel succitato post il blogger Animale Umano argomentava che uccidere gli animali con la scusa che sono inferiori a noi era come uccidere i minorati psichici, che di sovente hanno capacità mentali inferiori all’animale medesimo.  Un giusto ragionamento, bisogna ammetterlo.  A meno di essere ipocriti e l’ipocrisia è un male che nella storia umana ha assunto contorni sempre più ampi.

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      Che l'uomo sia un animale fondamentalmente erbivoro e non carnivoro od onnivoro lo dimostra la dentatura dell'animale umano. Se fosse come il cane, il lupo, il gatto o il leone avrebbe canini piuttosto sviluppati.  Per predare.  A meno di pensare che il fucile o primitivamente le armi bianche siano uno strumento equivalente a quelli naturali e non lo sono. Dunque perché mangiamo carne? Per una cattiva abitudine subentrata da tempo immemorabile nel genere umano. L'Avesta insegna che gli uomini hanno perso lo stato paradisiaco allorquando si sono messi a predare gli animali. Anche in quella condizione, cominciata circa quarantamila anni fa (ho fatto degli studi sul tema che sarebbe difficile riportare qui), l'uso di carne era molto limitato.  Si compivano magie di caccia, inscenando riti venatori sulle pareti rocciose delle caverne a mezzo di sacri dipinti.  E così si andò avanti per migliaia di anni.  Basta pensare che, sino al Dopoguerra, ci si limitava a mangiare la carne una volta la settimana. Con lo sviluppo della Medicina empirica occidentale i dietologi hanno cominciato a sostenere che occorreva mangiare carne quasi tutti i giorni. Questo è il motivo vero del massacro attuale d'animali nei macelli civici. Una cosa vergognosa, avendo studiato Dietologia, e avendo scoperto che si basava su fatti non scientifici ma presunti tali quale il valore biologico delle proteine.  Ho deciso quindi ad un certo momento di abbandonare gli studi medici.

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     A chi non mangia carne si raccomanda di far largo uso di uova e formaggio, ma come si può sperimentare sulla propria persona, il formaggio tende ad ingrassare, dal momento che essendo fatto generalmente con latte vaccino contiene sostanze adatte alla crescita del vitello, non al benessere dell’uomo adulto.  Oltretutto una dieta ricca di calcio porta il corpo ad eliminare in eccesso il magnesio, determinando scompensi del sistema nervoso.  Per questo tanti soffrono di disturbi nervosi oggi, avendo infatti carenza di magnesio.  Sono a disposizione comunque delle cure con dei preparati appositi.  Quando praticavo la Macrobiotica in età giovanile stavo bene di salute, ero bello e profumato, avevo un ottima sensibilità e guardavo il mondo con serenità.  Diversamente da oggi, che mi sono lasciato andare ad eccessi nell’alimentazione.  Meno si mangia e più si sta bene, ma il cibo deve essere di qualità.  Lasciamo in pace gli animali se non vogliamo apparire dei bruti!  Se il leone mangia l’antilope fa parte del ciclo naturale, se l’eschimese si nutre di pesce è da scusare per la rigidezza del clima delle terre dove vive; ma noi in ogni caso mangiamo troppa carne, per il solo gusto di saziare il palato.  Ciò è molto riprovevole e, checché ne dicano i medici, sta danneggiando a lungo andare la salute dell’intera umanità.



                   

sabato 16 dicembre 2017

ANIMALISMO E SACRIFICIO:





la società religiosa contemporanea
 di fronte ad un bivio


di Alfio Pegaso


Sommario: a) Le origini umane;  b) Il Sacrificio animale e vegetale nella storia dell’uomo, dai primordi sino alla contemporaneità.



a)  Le origini umane

            Le origini umane, checché se ne dica, sono avvolte nel mistero.  Per un verso le religioni – non soltanto quella giudaico-cristiana – ci offrono il quadro d’un Giardino primevo, magnifico nell’aspetto ma perituro nella durata a causa del Peccato Originale.  Anche qui non vogliamo basarci esclusivamente sulla Genesi, intendendo da parte nostra estrapolare da altre tradizioni, naturalmente a beneficio del lettore.  Del resto la Genesi stessa, come si rileva dal termine Pardês, ha tratto l’idea di ‘Paradiso’ da fonti indo-iraniche.  Il termine sanscrito corrispondente, Para-dêça, significa infatti ‘Regione Suprema’.  Lo sdoppiamento umano fra il ‘Primo Uomo’ e la ‘Prima Donna’ è parimenti dì provenienza indiana, anche se non propriamente vedica (1): come si deduce dal nome di costei, Parçu, ossia ‘Costola’.  Il padre-consorte (nell’induismo si mette maggiormente in luce l’idea dell’incesto cosmogonico, a differenza che nel giudeo-cristianesimo per questioni di diversa moralità), del resto, è Manu; nome che significa in realtà ‘Uomo’, come  ̉Âdam in ebraico, d’altronde.   Per ulteriori aspetti, che qui non stiamo a delineare ma che furono messi in luce a suo tempo dal Kerbaker in un suo articolo frutto di una lettura presso la Regia Università di Napoli, sembra che le influenze sul testo ebraico provengano invece dallo Zoroastrismo o comunque dalla religione iranica antica.  La coppia primeva è ovviamente un archetipo, non si deve intendere la cosa in senso letterale.  Dunque, tale coppia – cioè uomini e donne di quella mitica Età dell’Oro – detto biblicamente viveva dei “frutti del Giardino” (2), sul che concordano altre tradizioni molto distanti geograficamente, come la tradizione iranica o quelle amerinde.  Quest’ultima racconta come gli esseri umani della Prima Epoca vivessero dei fiori d’acacia (3), di noci o semi di vario tipo e anche di ghiande (4). Ma persino in altre aree del globo, ad es. quella sino-nipponica, scopriamo una sostanziale convergenza; e non solo si può dire che le altre culture al di fuori della cultura giudaico-cristiana la confermino a grandi linee, ma addirittura la completino riguardo a ciò che per accidenti storici in essa è venuto meno.  Per questo, commettendo l’errore di pigliare alla lettera il punto di vista creazionistico e seguendo il calendario ebraico (il quale comincia esattamente nel 3760 a.C.), si è creduto per molto tempo che il mondo avesse solamente poche migliaia di anni, ma le cose non stavano a quel modo; nel senso che, come ha suggerito il grande esoterista René Guénon, codesta data si riferiva semplicemente al periodo di 7200 anni dopo la scomparsa dell’Atlantide.  Ovvero a 720 dall’inizio della Quarta Epoca, ciò che i Purâa definiscono Kaliyuga e la Genesi chiama ‘Età di Babele o di Nimrod’ (5).  Dal che si deduce che il 2000 d.C., come anche preannunciato dalle tradizioni popolari tramandate dai nostri avi (6), è stato lo spartiacque fra un Grande Eone e l’altro successivo; in sanscrito Manvantara e cioè Periodo di Manu, che significa ‘Uomo’, come – ripetiamo – in ebraico la voce ‘Adamo’).
            Invece le scienze naturali, in primis l’Antropologia Culturale e la Paletnologia, ci hanno descritto un mondo preistorico totalmente diverso.  Innanzitutto, sono state poste ai primordi caccia e raccolta, non la semplice raccolta.  Quindi c’è un vero e proprio iato fra la visione sacrale (spirituale) dell’Uomo e quella profana (antropologica), sennonché nella contemporaneità la prima ha finito spesso per cedere il passo alla seconda.  Ed è quasi impossibile oggi trovare dei credenti che intendano veramente quanto narrato dalle Scritture, tanto in Occidente quanto in Oriente.  Le conoscenze scientifiche, o cosiddette tali (spesso solamente scientiste), hanno finito a grandi linee per corrompere la visione umana ereditata dal passato.  Nel caso delle conoscenze esoteriche il divario è ancora piú ampio, ma si dà il caso che esse non rientrino nel dibattito culturale consueto; né in quello accademico, generalmente, onde si è avuta una maggiore preservazione di quei determinati contenuti inerenti al soggetto.  Siamo sicuri tuttavia che queste conoscenze, segrete o meno, siano state preservate nel modo giusto?  Per certi aspetti vi è da dubitare, nonostante chi scrive sia lui stesso fondamentalmente un esoterista.  Il problema ad ogni modo è che anche nell’ambito del mondo scientifico vi sono forti differenze di opinione sull’antichità della specie umana.  I resti archeologici, quando risultano inspiegabili secondo le teorie accreditate dalle accademie, vengono messi da parte; ma vi è chi, a lato, cerca di dare spiegazioni diverse rispetto a quelle fornite ufficialmente.  Cosí la datazione della presenza umana sulla Terra va sempre maggiormente estendendosi.  Ecco, qui di seguito, alcuni video che espongono nuove documentazioni in proposito:


  
b)  Il Sacrificio animale e vegetale nella storia dell’uomo, dai primordi sino alla contemporaneità

            Secondo la mitologia induista l’Uomo si è dedicato al Sacrificio a partire dal Tretâyuga, cioè nell’Età Argentea di classica memoria.  Su ciò concorda anche la tradizione classica greco-latina, che attribuisce a Crono e a Saturno tale compito, non per niente l’uno in veste di ‘Signore degli Animali’ (lett. il <Cornuto>) e l’altro di Signore della Vegetazione (piú nello specifico dell’Orticoltura, non fosse che per la sua Falce, anticamente il falcetto a becco di corvo).  Il tema del nome del nume greco si rifà alla base ie. *k/--, alludente all’idea di Cielo in senso rotatorio-solare; da questa base provengono altri temi che suddividono la Creazione (lat. creo = ‘fare’, scr. k = id.) in due fasi, l’una di manifestazione (creativa) e l’altra di trasformazione (dissolutiva).  Il nome del nume latino – in apparenza diverso – rimanda in realtà al vr.  sero (‘seminare’, nel senso di ‘andare attorno’, donde il part.pass. satus = ‘generato, prodotto’), che è una variante satǝm di colo (‘coltivare’, nello stesso senso del verbo precedente.).  In altre parole, Crono è il signore della fecondità e Saturno quello della fertilità.  Per questo il pianeta Saturno, che i Greci chiamavano Crono, presiede al danaro in quanto pecunia (da pecus = ‘bestiame’, il quale costituiva un tempo la ricchezza d’una tribú o d’una famiglia), non meno di Venere, ma nel contempo è il punto di riferimento per quel che concerne nascite e rinascite.   Naturalmente, Saturno può essere inteso quale dio aureo per trasposizione, come avviene nell’Ermetismo, ma il suo vero ruolo è quello di dio argenteo.  Ecco perché Virgilio gli attribuisce nell’Eneide (vii. 265-315 ) la Vite e la Falce, cioè la disposizione sulla Vita e sulla Morte.  Dalla Fine dell’Età Aurea in poi (in termini biblici dall’Età di Caino e piú oltre) gli uomini si sono dedicati al Sacrificio, per raddrizzare la situazione venutasi a creare dopo l’abbandono del Paradiso Terrestre.  Se da un lato il Sacrificio ha riportato in un primo tempo le cose ad una situazione simile a quella di partenza (anche se mai esattamente, poiché di per sé il Sacrificio è un male quasi inevitabile…), in seguito esso stesso ha finito per degenerare.  Sino alla situazione odierna, in cui praticamente non ha piú senso e anzi produce frutti malefici, contribuendo a generare ulteriore confusione e disordine rispetto a quelli già presenti per l’involuzione spirituale subita dalla specie umana nei millenni.  La Paletnologia e la Paleoantropologia, pur avendo il merito d’aver chiarito certi aspetti culturali del passato umano spostando l’interesse da una visione strettamente eurocentrica ed antropocentrica ad una maggiormente distanziata dai luoghi comuni della nostra tradizione religiosa, ciononostante hanno introdotto di per sé certi errori di valutazione oltreché determinate pregiudiziali che piú che illuminare il percorso umano dai primordi ad oggi lo hanno reso quasi inestricabile.  L’interesse per il lontano è divenuto, in tale ottica, una scusa per applicare ai dati reperiti qua e là nel mondo attraverso ricerche varie fattori metodologicamente scorretti.  Prima fra tutte è l’idea che l’uomo sia vissuto primordialmente di caccia e raccolta, cosa che non trova riscontro né nella anatomia e nella fisiologia umana né in alcuna tradizione religiosa.  Sotto l’influsso di codesta teoria, seppur non suffragata da alcun fatto, il percorso umano è stato visto in una dimensione specificatamente evoluzionista e positivista.  Tanto che si è parlato di “morte di Adamo”.  In realtà si sarebbe dovuto palare di massacro, non di morte naturale, poiché cosí facendo si è dato credito fin dal Settecento (Vico) a quella visione dell’Uomo onde i nostri lontani antenati vengono dipinti quali bestie feroci capaci soltanto di divorare animali in modo sanguinario.  In pratica giustificando aprioristicamente i nostri attuali macelli ed il pregiudizio medico, pseudo-scientifico, della necessità delle proteine animali per la dieta; moda che prese piede solamente negli Anni ’60, anni di distruzione delle tradizioni di varie popolazioni in tutto il mondo.  Già, perché un conto è emanciparsi dalle strettoie della propria tradizione spirituale, percorrendo altre strade, per poi tornare magari a riprendere le prime; su una base maggiormente elevata, tuttavia, e scevra da pregiudizi etnoculturali.  Un conto è cercar invece d’abbattere la propria tradizione culturale, ponendo al posto di questa pretese “teorie scientifiche” che forse costituiscono semplicemente una forma di scientismo, facendo poi la medesima cosa con altre tradizioni.  Il caso della teoria della ‘caccia e raccolta’ è esemplare in tal senso.  Eppure, la dentatura umana (non abbiamo i canini sviluppati) dimostra chiaramente che non siamo animali carnivori, la lunghezza degl’intestini provando ulteriormente che non siamo neppure erbivori od onnivori come specie, bensí frugivori.  Ecco cosa afferma al riguardo la ricerca contemporanea:
            Il documento smentisce giustamente alcune delle cose da noi affermate in un primo tempo, come ad es. l’alimentazione originaria dei suini, che non è onnivora, ma radivora.  Insomma, non aveva torto il dott. Veronesi, noto oncologo, quando dichiarava in un documento televisivo che l’idea che i Primati debbano vivere per forza colle proteine animali è falsa.  Dato che l’orango non si nutre di carne, ma non per questo manca di forza.  Da parte nostra rammentiamo che pure il gorilla, il babbuino e lo scimpanzé sono vegetariani.  Se, dunque, i maggiori Primati posseggono siffatto tipo di alimentazione, perché mai gli esseri umani dovrebbero essere diversi, tanto da doversi nutrire in modo carnivoro come i felini od in maniera onnivora come i cani e i suini’?  La nutrizione a base vegetale fornisce un maggior equilibrio nervoso, secondo quanto insegnavano gli antichi detti familiari e sociali.  Certamente, però, se una persona è dedita ad un certo tipo di dieta non può cambiarla di colpo.  È in ciò che la Medicina attuale ha ragione.  L’apporto di aminoacidi, parlando in termini biochimici, deve essere relativamente costante.  Visto che gli aminoacidi sono i mattoni delle proteine.  Tempo fa (Anni ’60), comunque, un Premio Nobel (il fisico francese Louis Kervran) provò che questa necessità di aminoacidi non è assoluta, nel senso che un animale se non provvede a recuperarli tramite la dieta li può auto-produrli dal punto di vista biochimico, come fanno gli erbivori.  Poiché esiste un ‘alchimia naturale nel corpo animale, ch’egli definiva “trasmutazione biologica”, sí che un elemento quale il potassio. si tramuti ad esempio in calcio.  Il processo avverrebbe al modo di una fusione a freddo.  Ovviamente l’ambiente scientifico mainstream si è comportato nei confronti di tali studi come fa il sistema informativo mainstream nei confronti delle notizie scomode per l’establishment, ovvero ignorandoli e considerandoli para-scientifici. 
  Naturalmente, il passaggio non può esser troppo veloce, pena la malattia o la morte.  Sicché un individuo, cambiando dieta dovrebbe farlo sotto consiglio d’un dottore in materia dietetica, ammesso che riesca a trovare un medico aggiornato rispetto agli ultimi studi in proposito.  Vedi il link di cui sopra.  Segnaliamo anche quest’altro link, il quale fa piazza pulita di tutti i pregiudizi in materia, come quello di identificare carne e proteine oppure di credere che le proteine provengano dal regno animale.  No, vengono da quello vegetale e, in mancanza di erbivori, anche i carnivori morirebbero subito.
  Riguardo le diete umane, oggi tuttavia ne vengono pubblicizzate tante che è difficile trovare la via giusta ed il cibo pare esser diventato piú una questione di abilità culinaria che di buona salute.  Sebbene la Medicina ufficiale odierna (che potremmo definire con eufemismo “sovrastatale”) stia diventando sempre piú invadente nei confronti dell’individuo a causa delle pressioni delle multinazionali del farmaco.  Basta vedere cosa è stato fatto nel 2017 in Italia con i vaccini.  Tuttavia, l’individuo ha costituzionalmente la libertà di curarsi come meglio crede.  Questo tipo d’impostazione nella cura è passato di moda per la verità negli ultimi decenni, ma ciò non significa che fosse sbagliato.  Diciamo che si trova il modo per aggirarlo ed anche quegli organismi partitici che dicono a parole di  richiamarsi a metodi democratici in realtà eludono le Costituzioni in vigore nei singoli Stati per propinare un sistema di cure che fa solo l’interesse dell’establishment.  Abbiamo visto cosa ha dichiarato il Giudice Imposimato all’indomani del decreto pro-vaccinale e subito è stato richiamato all’ordine dal cane da guardia del sistema: il piú importante giornale italiano.  Ora ci risulta che insieme ad uno scienziato nostrano, il quale ha trovato nei vaccini sostanze estranee mediante il microscopio elettronico, abbia impugnato il decreto pro-vaccinale.  Se questa è la situazione attuale in campo medico, come possiamo fidarci della pretesa scienza ufficiale?  Per non parlare di tutti gli additivi cancerogeni che sono contenuti negli alimenti e nelle bevande e che solamente una Scienza dell’Alimentazione miope non sa vedere.  Ma non c’è unicamente questo, c’è un sistema alimentare umano che è andato progressivamente deteriorandosi; non negli ultimi secoli, negli ultimi millenni.  E a certificare tale dato stanno le tradizioni giunte sino a noi in varie parti del mondo da un passato remoto.  Pigliamo, ad esempio, il Giappone.
            Quasi un trentennio or sono avevamo pubblicato un articolo sulla rivista palermitana summenzionata, in cui affrontavamo il discorso della variazione di dieta da parte umana lungo i millenni (7).  Secondo la Blacker (8) gli asceti nipponici, acquisiscono i poteri magici mediante un’ininterrotta ascesi (gyô), basata su 3 presupposti: 1) digiuno, 2) acqua fredda, 3)recitazione di mantra. Innanzitutto devono fare una dieta, astenendosi dalla carne (specialmente dei quadrupedi) e dal sale, poi dai cibi cotti e dai cereali, mangiando esclusivamente verdura.  Indi mettono da parte anche le verdure e si nutrono di noci e di bacche.  La prima fase risale agl’insegnamenti buddhisti e shintô, che considerano il mangiar sangue incompatibile colla vita santa, la seconda a quelli taoisti.   L’asceta Yôshô, espletate queste pratiche, si ridusse a mangiar un grano di miglio al giorno.  Dopodiché smise di nutrirsi e svaní, ma fu scorto volare nell’aria come gli unicorni o le fenici.  Altri si nutrono di aghi di pino, che conducono alla chiaroveggenza; altri ancora di frutti selvatici, come nei primordi.   



Note

(1)       Nel gveda la coppia primordiale è Yama-Yami, cosí come nell’Avesta sono Yima e Yimak.  Nell’Edda di Snorri, viceversa, l’equivalente Ymir è androgine.  Questo ‘gigante del gelo’ nasce dalla vacca Auðumla, da intendersi come la landa dalle cui <mammelle> scorrono i ‘Quattro Fiumi’ paradisiaci, insomma al centro delle ‘Quattro Direzioni’.  In altre parole, la Terra Iperborea dei Latini e dei Greci.  Anche gli omologhi indo-iranici provengono da una fondamentale androginia, visto che la √y-m- indica ‘gemellarità’; come d’altronde la √j-n/g-m- in latino, la √t(w)-n- nell’anglosassone o la √t-m- in ebraico, la √(d)-dm- in greco e la √z(w)l- in tedesco.   
(2)       Per un approfondimento del concetto cfr. G. Acerbi, La simbologia fitomorfica: l’orticoltura nel mito delle origini- V.d.T. (gen.-mar./ apr.-giu. ’93), A.XXIII, NN. 89-90,  Palermo 1993, pp. 25-38 e 78-90.
(3)       Abbiamo appreso il dato da R. Girard, La bibbia maya. Il Popol-Vuh: storia culturale di un popolo- Jaca Book, Milano 1976 (ed.or. Le popol-vuh. Histoire culturelle des maya-quichés- Payot, Parigi 1972), passim.  Benché l’autore avesse le idee un po’ confuse al rigaurdo.  La simbologia massonica dell’Acacia – ereditata persino dall’Onu – trova in tale pratica la sua giustificazione ideale, benché probabilmente ignota ai piú. 
(4)       Si tratta di ghiande edule, non le medesime che sino a non molto tempo fa si davano ai maiali e che sono oggetto di nutrimento insieme ai funghi – alcuni dei quali non per nulla chiamati ‘porcini’ – da parte dei cinghiali.  Questa pratica alimentativa ha sicuramente influenzato la simbologia dei sacerdoti pagani come ‘verri’, cosa che troviamo tanto in Occidente (vedi Merlino, emblema della casta sacerdotale presso i Celti britannici) quanto in Oriente (specie in ambito hindu).
(5)       Come è stato riferito di recente in un documentario trasmesso su Sky-Arte a proposito dei tesori d’arte sciaguratamente distrutti dall’Isis a Palmyra, Ebla e Nimrud, la Testa Umana dei Lamassu si riferiva al personaggio mesopotamico di Nimrod, donde la vecchia città assira ha anche preso il nome.  Questi animali compositi possedevano Zampe Taurine, Corpo Leonino, Testa Umana ed Ali Aquiline similmente al Tetramorfo della ‘Ruota nella Ruota’ della visione di Ezechiele.  Inoltre avevano una ‘Quinta Gamba’, quale rimando alla Quintessenza, le altre ‘Quattro Gambe’ avendo a che fare coi 4 Grandi Elementi.  Per un’interpretazione confacente di tale simbolismo cfr. G. Acerbi, Note sullo sfondo cosmologico del Tetramorfo di Ezechiele- Alle pendici del Meru (blog, 17-04-06); nonché Id., Edipo e la Sfinge tebana- Heliodromos N.S. (aut. ’98-inv. ’99), N° 15, Catania 1999, pp. 6-14.   
(6)       G. Acerbi, Brevi considerazioni sulla tematica apocalittica e il preteso ‘Millenarismo’- Algiza, N° 10, Chiavari [Ge] 1998, pp. 10-4 
(7)       Ac., La simb., N°39, P.I, pp. 30-2.
(8)       C. Blacker, The Catalpa Bow. A Study of Shamanistic Practices in Japan- G. Allen & Unwin, Londra 1975, Cap.5, pp. 86-8.





Immagini


Fig.1- La Vacca (Terra) del Ghiaccio Auðumla coi 4 Fiumi di Latte
 (del Paradiso) e Búri (Boreus), antenato celeste dei Norreni.

Fig.2- Auðumla che allatta il gigante Ymir e genera Búri,doppione divino dell’antenato umano, donde son nati tutti gli altri dèi.

Fig.3- Lamassu, alla porta del palazzo del re assiro Assur-nazir-pal II, Nimrud