sabato 16 dicembre 2017

ANIMALISMO E SACRIFICIO:





la società religiosa contemporanea
 di fronte ad un bivio


di Alfio Pegaso


Sommario: a) Le origini umane;  b) Il Sacrificio animale e vegetale nella storia dell’uomo, dai primordi sino alla contemporaneità.



a)  Le origini umane

            Le origini umane, checché se ne dica, sono avvolte nel mistero.  Per un verso le religioni – non soltanto quella giudaico-cristiana – ci offrono il quadro d’un Giardino primevo, magnifico nell’aspetto ma perituro nella durata a causa del Peccato Originale.  Anche qui non vogliamo basarci esclusivamente sulla Genesi, intendendo da parte nostra estrapolare da altre tradizioni, naturalmente a beneficio del lettore.  Del resto la Genesi stessa, come si rileva dal termine Pardês, ha tratto l’idea di ‘Paradiso’ da fonti indo-iraniche.  Il termine sanscrito corrispondente, Para-dêça, significa infatti ‘Regione Suprema’.  Lo sdoppiamento umano fra il ‘Primo Uomo’ e la ‘Prima Donna’ è parimenti dì provenienza indiana, anche se non propriamente vedica (1): come si deduce dal nome di costei, Parçu, ossia ‘Costola’.  Il padre-consorte (nell’induismo si mette maggiormente in luce l’idea dell’incesto cosmogonico, a differenza che nel giudeo-cristianesimo per questioni di diversa moralità), del resto, è Manu; nome che significa in realtà ‘Uomo’, come  ̉Âdam in ebraico, d’altronde.   Per ulteriori aspetti, che qui non stiamo a delineare ma che furono messi in luce a suo tempo dal Kerbaker in un suo articolo frutto di una lettura presso la Regia Università di Napoli, sembra che le influenze sul testo ebraico provengano invece dallo Zoroastrismo o comunque dalla religione iranica antica.  La coppia primeva è ovviamente un archetipo, non si deve intendere la cosa in senso letterale.  Dunque, tale coppia – cioè uomini e donne di quella mitica Età dell’Oro – detto biblicamente viveva dei “frutti del Giardino” (2), sul che concordano altre tradizioni molto distanti geograficamente, come la tradizione iranica o quelle amerinde.  Quest’ultima racconta come gli esseri umani della Prima Epoca vivessero dei fiori d’acacia (3), di noci o semi di vario tipo e anche di ghiande (4). Ma persino in altre aree del globo, ad es. quella sino-nipponica, scopriamo una sostanziale convergenza; e non solo si può dire che le altre culture al di fuori della cultura giudaico-cristiana la confermino a grandi linee, ma addirittura la completino riguardo a ciò che per accidenti storici in essa è venuto meno.  Per questo, commettendo l’errore di pigliare alla lettera il punto di vista creazionistico e seguendo il calendario ebraico (il quale comincia esattamente nel 3760 a.C.), si è creduto per molto tempo che il mondo avesse solamente poche migliaia di anni, ma le cose non stavano a quel modo; nel senso che, come ha suggerito il grande esoterista René Guénon, codesta data si riferiva semplicemente al periodo di 7200 anni dopo la scomparsa dell’Atlantide.  Ovvero a 720 dall’inizio della Quarta Epoca, ciò che i Purâa definiscono Kaliyuga e la Genesi chiama ‘Età di Babele o di Nimrod’ (5).  Dal che si deduce che il 2000 d.C., come anche preannunciato dalle tradizioni popolari tramandate dai nostri avi (6), è stato lo spartiacque fra un Grande Eone e l’altro successivo; in sanscrito Manvantara e cioè Periodo di Manu, che significa ‘Uomo’, come – ripetiamo – in ebraico la voce ‘Adamo’).
            Invece le scienze naturali, in primis l’Antropologia Culturale e la Paletnologia, ci hanno descritto un mondo preistorico totalmente diverso.  Innanzitutto, sono state poste ai primordi caccia e raccolta, non la semplice raccolta.  Quindi c’è un vero e proprio iato fra la visione sacrale (spirituale) dell’Uomo e quella profana (antropologica), sennonché nella contemporaneità la prima ha finito spesso per cedere il passo alla seconda.  Ed è quasi impossibile oggi trovare dei credenti che intendano veramente quanto narrato dalle Scritture, tanto in Occidente quanto in Oriente.  Le conoscenze scientifiche, o cosiddette tali (spesso solamente scientiste), hanno finito a grandi linee per corrompere la visione umana ereditata dal passato.  Nel caso delle conoscenze esoteriche il divario è ancora piú ampio, ma si dà il caso che esse non rientrino nel dibattito culturale consueto; né in quello accademico, generalmente, onde si è avuta una maggiore preservazione di quei determinati contenuti inerenti al soggetto.  Siamo sicuri tuttavia che queste conoscenze, segrete o meno, siano state preservate nel modo giusto?  Per certi aspetti vi è da dubitare, nonostante chi scrive sia lui stesso fondamentalmente un esoterista.  Il problema ad ogni modo è che anche nell’ambito del mondo scientifico vi sono forti differenze di opinione sull’antichità della specie umana.  I resti archeologici, quando risultano inspiegabili secondo le teorie accreditate dalle accademie, vengono messi da parte; ma vi è chi, a lato, cerca di dare spiegazioni diverse rispetto a quelle fornite ufficialmente.  Cosí la datazione della presenza umana sulla Terra va sempre maggiormente estendendosi.  Ecco, qui di seguito, alcuni video che espongono nuove documentazioni in proposito:


  
b)  Il Sacrificio animale e vegetale nella storia dell’uomo, dai primordi sino alla contemporaneità

            Secondo la mitologia induista l’Uomo si è dedicato al Sacrificio a partire dal Tretâyuga, cioè nell’Età Argentea di classica memoria.  Su ciò concorda anche la tradizione classica greco-latina, che attribuisce a Crono e a Saturno tale compito, non per niente l’uno in veste di ‘Signore degli Animali’ (lett. il <Cornuto>) e l’altro di Signore della Vegetazione (piú nello specifico dell’Orticoltura, non fosse che per la sua Falce, anticamente il falcetto a becco di corvo).  Il tema del nome del nume greco si rifà alla base ie. *k/--, alludente all’idea di Cielo in senso rotatorio-solare; da questa base provengono altri temi che suddividono la Creazione (lat. creo = ‘fare’, scr. k = id.) in due fasi, l’una di manifestazione (creativa) e l’altra di trasformazione (dissolutiva).  Il nome del nume latino – in apparenza diverso – rimanda in realtà al vr.  sero (‘seminare’, nel senso di ‘andare attorno’, donde il part.pass. satus = ‘generato, prodotto’), che è una variante satǝm di colo (‘coltivare’, nello stesso senso del verbo precedente.).  In altre parole, Crono è il signore della fecondità e Saturno quello della fertilità.  Per questo il pianeta Saturno, che i Greci chiamavano Crono, presiede al danaro in quanto pecunia (da pecus = ‘bestiame’, il quale costituiva un tempo la ricchezza d’una tribú o d’una famiglia), non meno di Venere, ma nel contempo è il punto di riferimento per quel che concerne nascite e rinascite.   Naturalmente, Saturno può essere inteso quale dio aureo per trasposizione, come avviene nell’Ermetismo, ma il suo vero ruolo è quello di dio argenteo.  Ecco perché Virgilio gli attribuisce nell’Eneide (vii. 265-315 ) la Vite e la Falce, cioè la disposizione sulla Vita e sulla Morte.  Dalla Fine dell’Età Aurea in poi (in termini biblici dall’Età di Caino e piú oltre) gli uomini si sono dedicati al Sacrificio, per raddrizzare la situazione venutasi a creare dopo l’abbandono del Paradiso Terrestre.  Se da un lato il Sacrificio ha riportato in un primo tempo le cose ad una situazione simile a quella di partenza (anche se mai esattamente, poiché di per sé il Sacrificio è un male quasi inevitabile…), in seguito esso stesso ha finito per degenerare.  Sino alla situazione odierna, in cui praticamente non ha piú senso e anzi produce frutti malefici, contribuendo a generare ulteriore confusione e disordine rispetto a quelli già presenti per l’involuzione spirituale subita dalla specie umana nei millenni.  La Paletnologia e la Paleoantropologia, pur avendo il merito d’aver chiarito certi aspetti culturali del passato umano spostando l’interesse da una visione strettamente eurocentrica ed antropocentrica ad una maggiormente distanziata dai luoghi comuni della nostra tradizione religiosa, ciononostante hanno introdotto di per sé certi errori di valutazione oltreché determinate pregiudiziali che piú che illuminare il percorso umano dai primordi ad oggi lo hanno reso quasi inestricabile.  L’interesse per il lontano è divenuto, in tale ottica, una scusa per applicare ai dati reperiti qua e là nel mondo attraverso ricerche varie fattori metodologicamente scorretti.  Prima fra tutte è l’idea che l’uomo sia vissuto primordialmente di caccia e raccolta, cosa che non trova riscontro né nella anatomia e nella fisiologia umana né in alcuna tradizione religiosa.  Sotto l’influsso di codesta teoria, seppur non suffragata da alcun fatto, il percorso umano è stato visto in una dimensione specificatamente evoluzionista e positivista.  Tanto che si è parlato di “morte di Adamo”.  In realtà si sarebbe dovuto palare di massacro, non di morte naturale, poiché cosí facendo si è dato credito fin dal Settecento (Vico) a quella visione dell’Uomo onde i nostri lontani antenati vengono dipinti quali bestie feroci capaci soltanto di divorare animali in modo sanguinario.  In pratica giustificando aprioristicamente i nostri attuali macelli ed il pregiudizio medico, pseudo-scientifico, della necessità delle proteine animali per la dieta; moda che prese piede solamente negli Anni ’60, anni di distruzione delle tradizioni di varie popolazioni in tutto il mondo.  Già, perché un conto è emanciparsi dalle strettoie della propria tradizione spirituale, percorrendo altre strade, per poi tornare magari a riprendere le prime; su una base maggiormente elevata, tuttavia, e scevra da pregiudizi etnoculturali.  Un conto è cercar invece d’abbattere la propria tradizione culturale, ponendo al posto di questa pretese “teorie scientifiche” che forse costituiscono semplicemente una forma di scientismo, facendo poi la medesima cosa con altre tradizioni.  Il caso della teoria della ‘caccia e raccolta’ è esemplare in tal senso.  Eppure, la dentatura umana (non abbiamo i canini sviluppati) dimostra chiaramente che non siamo animali carnivori, la lunghezza degl’intestini provando ulteriormente che non siamo neppure erbivori od onnivori come specie, bensí frugivori.  Ecco cosa afferma al riguardo la ricerca contemporanea:
            Il documento smentisce giustamente alcune delle cose da noi affermate in un primo tempo, come ad es. l’alimentazione originaria dei suini, che non è onnivora, ma radivora.  Insomma, non aveva torto il dott. Veronesi, noto oncologo, quando dichiarava in un documento televisivo che l’idea che i Primati debbano vivere per forza colle proteine animali è falsa.  Dato che l’orango non si nutre di carne, ma non per questo manca di forza.  Da parte nostra rammentiamo che pure il gorilla, il babbuino e lo scimpanzé sono vegetariani.  Se, dunque, i maggiori Primati posseggono siffatto tipo di alimentazione, perché mai gli esseri umani dovrebbero essere diversi, tanto da doversi nutrire in modo carnivoro come i felini od in maniera onnivora come i cani e i suini’?  La nutrizione a base vegetale fornisce un maggior equilibrio nervoso, secondo quanto insegnavano gli antichi detti familiari e sociali.  Certamente, però, se una persona è dedita ad un certo tipo di dieta non può cambiarla di colpo.  È in ciò che la Medicina attuale ha ragione.  L’apporto di aminoacidi, parlando in termini biochimici, deve essere relativamente costante.  Visto che gli aminoacidi sono i mattoni delle proteine.  Tempo fa (Anni ’60), comunque, un Premio Nobel (il fisico francese Louis Kervran) provò che questa necessità di aminoacidi non è assoluta, nel senso che un animale se non provvede a recuperarli tramite la dieta li può auto-produrli dal punto di vista biochimico, come fanno gli erbivori.  Poiché esiste un ‘alchimia naturale nel corpo animale, ch’egli definiva “trasmutazione biologica”, sí che un elemento quale il potassio. si tramuti ad esempio in calcio.  Il processo avverrebbe al modo di una fusione a freddo.  Ovviamente l’ambiente scientifico mainstream si è comportato nei confronti di tali studi come fa il sistema informativo mainstream nei confronti delle notizie scomode per l’establishment, ovvero ignorandoli e considerandoli para-scientifici. 
  Naturalmente, il passaggio non può esser troppo veloce, pena la malattia o la morte.  Sicché un individuo, cambiando dieta dovrebbe farlo sotto consiglio d’un dottore in materia dietetica, ammesso che riesca a trovare un medico aggiornato rispetto agli ultimi studi in proposito.  Vedi il link di cui sopra.  Segnaliamo anche quest’altro link, il quale fa piazza pulita di tutti i pregiudizi in materia, come quello di identificare carne e proteine oppure di credere che le proteine provengano dal regno animale.  No, vengono da quello vegetale e, in mancanza di erbivori, anche i carnivori morirebbero subito.
  Riguardo le diete umane, oggi tuttavia ne vengono pubblicizzate tante che è difficile trovare la via giusta ed il cibo pare esser diventato piú una questione di abilità culinaria che di buona salute.  Sebbene la Medicina ufficiale odierna (che potremmo definire con eufemismo “sovrastatale”) stia diventando sempre piú invadente nei confronti dell’individuo a causa delle pressioni delle multinazionali del farmaco.  Basta vedere cosa è stato fatto nel 2017 in Italia con i vaccini.  Tuttavia, l’individuo ha costituzionalmente la libertà di curarsi come meglio crede.  Questo tipo d’impostazione nella cura è passato di moda per la verità negli ultimi decenni, ma ciò non significa che fosse sbagliato.  Diciamo che si trova il modo per aggirarlo ed anche quegli organismi partitici che dicono a parole di  richiamarsi a metodi democratici in realtà eludono le Costituzioni in vigore nei singoli Stati per propinare un sistema di cure che fa solo l’interesse dell’establishment.  Abbiamo visto cosa ha dichiarato il Giudice Imposimato all’indomani del decreto pro-vaccinale e subito è stato richiamato all’ordine dal cane da guardia del sistema: il piú importante giornale italiano.  Ora ci risulta che insieme ad uno scienziato nostrano, il quale ha trovato nei vaccini sostanze estranee mediante il microscopio elettronico, abbia impugnato il decreto pro-vaccinale.  Se questa è la situazione attuale in campo medico, come possiamo fidarci della pretesa scienza ufficiale?  Per non parlare di tutti gli additivi cancerogeni che sono contenuti negli alimenti e nelle bevande e che solamente una Scienza dell’Alimentazione miope non sa vedere.  Ma non c’è unicamente questo, c’è un sistema alimentare umano che è andato progressivamente deteriorandosi; non negli ultimi secoli, negli ultimi millenni.  E a certificare tale dato stanno le tradizioni giunte sino a noi in varie parti del mondo da un passato remoto.  Pigliamo, ad esempio, il Giappone.
            Quasi un trentennio or sono avevamo pubblicato un articolo sulla rivista palermitana summenzionata, in cui affrontavamo il discorso della variazione di dieta da parte umana lungo i millenni (7).  Secondo la Blacker (8) gli asceti nipponici, acquisiscono i poteri magici mediante un’ininterrotta ascesi (gyô), basata su 3 presupposti: 1) digiuno, 2) acqua fredda, 3)recitazione di mantra. Innanzitutto devono fare una dieta, astenendosi dalla carne (specialmente dei quadrupedi) e dal sale, poi dai cibi cotti e dai cereali, mangiando esclusivamente verdura.  Indi mettono da parte anche le verdure e si nutrono di noci e di bacche.  La prima fase risale agl’insegnamenti buddhisti e shintô, che considerano il mangiar sangue incompatibile colla vita santa, la seconda a quelli taoisti.   L’asceta Yôshô, espletate queste pratiche, si ridusse a mangiar un grano di miglio al giorno.  Dopodiché smise di nutrirsi e svaní, ma fu scorto volare nell’aria come gli unicorni o le fenici.  Altri si nutrono di aghi di pino, che conducono alla chiaroveggenza; altri ancora di frutti selvatici, come nei primordi.   



Note

(1)       Nel gveda la coppia primordiale è Yama-Yami, cosí come nell’Avesta sono Yima e Yimak.  Nell’Edda di Snorri, viceversa, l’equivalente Ymir è androgine.  Questo ‘gigante del gelo’ nasce dalla vacca Auðumla, da intendersi come la landa dalle cui <mammelle> scorrono i ‘Quattro Fiumi’ paradisiaci, insomma al centro delle ‘Quattro Direzioni’.  In altre parole, la Terra Iperborea dei Latini e dei Greci.  Anche gli omologhi indo-iranici provengono da una fondamentale androginia, visto che la √y-m- indica ‘gemellarità’; come d’altronde la √j-n/g-m- in latino, la √t(w)-n- nell’anglosassone o la √t-m- in ebraico, la √(d)-dm- in greco e la √z(w)l- in tedesco.   
(2)       Per un approfondimento del concetto cfr. G. Acerbi, La simbologia fitomorfica: l’orticoltura nel mito delle origini- V.d.T. (gen.-mar./ apr.-giu. ’93), A.XXIII, NN. 89-90,  Palermo 1993, pp. 25-38 e 78-90.
(3)       Abbiamo appreso il dato da R. Girard, La bibbia maya. Il Popol-Vuh: storia culturale di un popolo- Jaca Book, Milano 1976 (ed.or. Le popol-vuh. Histoire culturelle des maya-quichés- Payot, Parigi 1972), passim.  Benché l’autore avesse le idee un po’ confuse al rigaurdo.  La simbologia massonica dell’Acacia – ereditata persino dall’Onu – trova in tale pratica la sua giustificazione ideale, benché probabilmente ignota ai piú. 
(4)       Si tratta di ghiande edule, non le medesime che sino a non molto tempo fa si davano ai maiali e che sono oggetto di nutrimento insieme ai funghi – alcuni dei quali non per nulla chiamati ‘porcini’ – da parte dei cinghiali.  Questa pratica alimentativa ha sicuramente influenzato la simbologia dei sacerdoti pagani come ‘verri’, cosa che troviamo tanto in Occidente (vedi Merlino, emblema della casta sacerdotale presso i Celti britannici) quanto in Oriente (specie in ambito hindu).
(5)       Come è stato riferito di recente in un documentario trasmesso su Sky-Arte a proposito dei tesori d’arte sciaguratamente distrutti dall’Isis a Palmyra, Ebla e Nimrud, la Testa Umana dei Lamassu si riferiva al personaggio mesopotamico di Nimrod, donde la vecchia città assira ha anche preso il nome.  Questi animali compositi possedevano Zampe Taurine, Corpo Leonino, Testa Umana ed Ali Aquiline similmente al Tetramorfo della ‘Ruota nella Ruota’ della visione di Ezechiele.  Inoltre avevano una ‘Quinta Gamba’, quale rimando alla Quintessenza, le altre ‘Quattro Gambe’ avendo a che fare coi 4 Grandi Elementi.  Per un’interpretazione confacente di tale simbolismo cfr. G. Acerbi, Note sullo sfondo cosmologico del Tetramorfo di Ezechiele- Alle pendici del Meru (blog, 17-04-06); nonché Id., Edipo e la Sfinge tebana- Heliodromos N.S. (aut. ’98-inv. ’99), N° 15, Catania 1999, pp. 6-14.   
(6)       G. Acerbi, Brevi considerazioni sulla tematica apocalittica e il preteso ‘Millenarismo’- Algiza, N° 10, Chiavari [Ge] 1998, pp. 10-4 
(7)       Ac., La simb., N°39, P.I, pp. 30-2.
(8)       C. Blacker, The Catalpa Bow. A Study of Shamanistic Practices in Japan- G. Allen & Unwin, Londra 1975, Cap.5, pp. 86-8.





Immagini


Fig.1- La Vacca (Terra) del Ghiaccio Auðumla coi 4 Fiumi di Latte
 (del Paradiso) e Búri (Boreus), antenato celeste dei Norreni.

Fig.2- Auðumla che allatta il gigante Ymir e genera Búri,doppione divino dell’antenato umano, donde son nati tutti gli altri dèi.

Fig.3- Lamassu, alla porta del palazzo del re assiro Assur-nazir-pal II, Nimrud

1 commento:

  1. Ho preparato quest'articolo per NEXUS, ma nessuno mi ha risposto dopo aver inviato l'articolo alla Rivista. Peccato!

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