Secondo un filologo d'origine pugliese
trasferitosi poi in Toscana, Giovanni Semerano
(1911-2005)(1), il tetragramma ebraico YHWH (trascritto in italiano JHVH)
– quale compare nella Bibbia e nella
Stele di Meša del IX sec. a.C. – non sarebbe
derivato da un imperfetto della radice verbale significante 'essere' (secondo quanto indicato anche
dal Vaccari)(2) e neanche da un participio causativo-attivo nel senso di
'sostenitore' o da un semplice causativo a significare ‘Egli dà l’esistenza’ (in base a quel che pretendevano rispettivamente
Oberman ed Albright)(2); ma piuttosto da uno stativo,
stando all’interpretazione maggiormente diffusa, ebr.Yiyeh (‘Egli è’). Sul piano comparativo altri, ad es. Gray (3), hanno segnalato la presenza d’un nume Yaw (varr. Yau, Yam, Yahwi) ricavato da nomi teofori
vari. Tale divinità farebbe il paio
collo Ἰαβέ di Teodozione di Efeso (4) e dei Samaritani, di scuola
mosaica.
continua
Note
(1) G.Semerano, Le origini della cultura europea. Rivelazioni della Linguistica storica-
L.S. Olschki, Firenze 1984, T.I, pp. 138-9.
I due volumi cosí sottotitolati sono la seconda parte d’una tetralogia collo
stesso titolo, i primi due della quale sono sottotitolati Dizionario della lingua latina e delle voci moderne il primo e Dizionario
della lingua greca il secondo. Il
Semerano sosteneva in pratica che l’indoeuropeo e la storia delle affinità fra
le lingue europee ed il sanscrito, scoperta dal mercante fiorentino Filippo Sacchetti
siano solamente delle favole moderne e contemporanee. Ciò su cui possiamo in parte concordare,
giacché dette lingue dovrebbero essere chiamate col loro vecchio nome di ‘jafetiche’. Sennonché l’autore si è spinto piú in là, affermando che i vocaboli di codeste lingue
siano in gran parte di derivazione semitica e camitica, particolarmente
semitica. Questo, pur non essendo per nulla
falso, non ci pare del tutto vero e spieghiamo brevemente perché. Secondo il quadro cosmologico da noi
faticosamente ricostruito attraverso anni di studi al riguardo, infatti,
crediamo che Camiti, Semiti e Jafeti essendo di derivazione noaica non abbiano
non potuto mantenere molte affinità culturali tra di loro, lingue
comprese. D’altronde, è la parabola stessa
di Nimrod e della Torre di Babele ad insegnarcelo. Essendo questi un allotipo orionico, bisogna
ritenere necessariamente che questo sviluppo differenziato sia avvenuto a
partire da quando l’asterismo di Orione trovavasi al Punto Vernale. In termini paletnologici, dal Neolitico in
poi. Prima, come si sa, si sono
sviluppate le civiltà camitiche dedite ai commerci fluviali presso i grandi
fiumi (Nilo,Tigri, Eufrate, Indo, Sarasvatí, Yamunà, Gange); indi quelle semitiche, dedite ai
commerci per vie carovaniere, ed alfine le civiltà jafetiche dedite all’agricoltura
e basate sull’uso del carro a 4 ruote col cavallo da tiro. Quindi è logico pensare che si sia passati linguisticamente
dal camitico al semitico ed infine al jafetico, che ha dunque serbato traccia
dei due stadi precedenti; ma, nel contempo, essendo la cultura noaica di
provenienza sethita (ovvero nordico-atlantica, come abbiamo tentato di
dimostrare in un nostro lungo articolo pubblicato su ‘Simmetria’, L’Isola Bianca e l’isola Verde), è
chiaro che pur essa ha conservato termini addirittura piú
arcaici delle altre accanto agli altri suddetti.
(2) A.Vaccari, Jahve e i nomi divini nelle religioni semitiche- Biblica, 1936, pp. 1-10.
(3) H.A. Oberman, The Divine
Name, JHWH- Jour.Bibl.LIt., 1949, pp. 301-23; W.F. Albright, De l’ âge etc.,
p.191. Testi citati dal Semerano.
(4) Erudito ebraico marcionita del I o del
II sec. d.C., traduttore in greco della Bibbia.
(5) I Samaritani sono i ‘Custodi della
Legge’ (ebr. Šamerīm),
provenienti dalla Samaria, che ha probabilmente preso il nome da loro e non
viceversa. Essi affermano di essere i
veri depositari della religione ebraica quale era prima dell’esilio babilonese,
mentre tutti gli altri (evidentemente Farisei e Saddociti) avrebbero adottato
la loro dopo l’esilio.
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